Immissioni in ruolo e supplenze. Anief: inserire abilitati in GaE, o assumere da II fascia GI, ci sono 100mila posti liberi. Eliminare limite 10% idonei concorso

Anief – La disorganizzazione strutturale è la vera piaga della scuola pubblica italiana.

Le leggi delega della riforma – scritta male e applicata peggio – possono essere uno strumento per superarle, almeno in parte, ma vanno modificate subito dai parlamentari, prima che i testi tornino nelle mani del Governo e vengano approvati in via definitiva. È necessario anche un intervento a parte, specifico per abbattere la supplentite. La doppia urgenza è stata espressa dai rappresentanti dell’Anief ai componenti delle commissioni parlamentari della Camera, durante l’audizione, tenuta con Cisal, sugli otto schemi di decreti attuativi della Legge 107 approvata il 13 luglio 2015.

Se si vuole davvero migliorare lo stato della nostra istruzione pubblica, hanno spiegato i componenti della delegazione Anief-Cisal, ci sono una serie di norme da emendare (elencante un una corposa “memoria”): riguardano, in particolare, il decreto delegato sul riordino del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente (Atto n. 377), quello sull’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Atto 378) e quello sul sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni (Atto 380).

Come premessa, il sindacato ha ricordato che, a più di un anno e mezzo dall’approvazione della Legge 107/15, ci sono 100mila posti liberi per il personale docente, quasi la metà dei quali su sostegno, mentre per gli Ata 35mila. Se non si mette mano alle deleghe, con i pensionamenti i numeri sono destinati a salire, poichésono sempre più le classi di concorso prive di candidati da assumere, attraverso le canoniche graduatorie di merito e le GaE. Così infatti ci ritroveremo con docenti vincitori di concorso che rischiano di non essere mai assunti, con precari storici abilitati destinati all’espulsione anziché a quella stabilizzazione che ci impone l’Europa, con il personale Ata, i laureati in Scienze della formazione primaria e gli educatori senza prospettive d’immissione in ruolo.

Durante l’audizione Anief, il prof. Andrea Messina si è detto preoccupato della sorte dei vincitori di concorso. Tutti coloro che hanno superato le prove del concorso a cattedra stabilito dal legislatore sono infatti vincitori, in quanto idonei all’insegnamento senza alcun ulteriore limite che evidentemente appare illegittimo. Inoltre, “secondo i nostri dati – ha detto il docente – tra i candidati risultati a pieno titolo tra i vincitori, perché hanno superato tutte le prove in numero minore rispetto ai posti banditi, rimarrebbero fuori 7.741 docenti: chiediamo quindi lo sblocco dell’organico per prevederne la stabilizzazione. Alle superiori preoccupa la copertura dei vincitori nelle tante classi di concorso in realtà con organico in esubero, molte delle quali risultano non solo senza posti vacanti, ma addirittura con posti in meno rispetto agli attuali titolari in servizio. Quello che chiediamo è: prima di affrontare le nuove assunzioni e la fase transitoria, che comunque riguarderanno 70mila persone, perché il Miur non tiene fede a quanto prospettato e non garantisce le assunzioni di tutti i vincitori di concorso trasformando, finalmente, l’organico di fatto in organico di diritto?”.

“Anche perché – ha continuato Messina – ai vincitori del concorso spettano proprio i posti messi a bando e non quelli eventualmente disponibili. Lo dice il comma 113 della Legge 107/2015 lettera i) che modifica l’articolo 400 del Testo Unico della Scuola 297/94: come pensa il Miur di uscire da questa impasse? Un esempio per tutti: sulla A023, quello che doveva essere il fiore all’occhiello del concorso a cattedra, almeno a detta dell’allora ministro Giannini, ci sono stati 506 posti messi a bando, ma appena 23 assunzioni, perché i posti non sono ancora stati inseriti in organico. Se non si affronta il problema, tra due anni la graduatoria di merito scadrà e i vincitori si troveranno con un pugno di mosche in mano”.

Anche la professoressa Eleonora Melidoni, abilitata Pas, ha parlato di precariato scolastico: “dopo la sentenza Mascolo della Corte di Giustizia Europea – ha detto la docente Anief – pensavo che anche per chi come me è inserita in seconda fascia fosse giunto il momento di essere assunti a tempo indeterminato. Invece, scopro che, a seguito della riforma, nel 2019 rischio di andare a casa. Nel frattempo, a quale valutazione dovrò ancora sottopormi? Dieci anni di precariato, infatti, ammazzerebbero chiunque. L’emergenza sociale va risanata, noi docenti siamo stanchissimi. Una delle proposte che facciamo è l’istituzione di una graduatoria di seconda fascia su ambito territoriale, alla quale si possa attingere, per le immissioni in ruolo, laddove le GaE fossero esaurite: siccome per 7 anni non ci saranno altre assunzioni a seguito di nuovi concorsi, non so come potrò arrivare dopo 17 anni anni precariato”, ha concluso la Melidoni.

La parola è quindi stata presa da Marcello Pacifico, audito come segretario confederale Cisal: “ci spiace – ha detto il sindacalista – che nelle leggi delega manchi una delega per il personale Ata: ci chiediamo ancora come mai abbiamo avuto 50mila docenti potenziatori e nemmeno un assunto Ata. E come mai un laureato in Scienze della Formazione primaria dopo il 2012, siccome non può entrare nella GaE, viene lasciato precario a vita e viene anche da chiedersi dove andranno a finire i vincitori del concorso a cattedra, visto che non ci sono più i posti”.

Pacifico si è soffermato su degli esempi più che emblematici: per Geografia sono stati banditi 29 posti in Sicilia, ma a oggi sulla classe di concorso ci sono 4 soprannumerari. Siamo quindi a -4. Su Matematica, il bando di concorso della Lombardia prevedeva oltre 900 posti, ma lo vincono solo 360 persone. Quindi per tre anni 600 posti andranno al 31 agosto. Solo che l’Europa dice che subito dopo 36 mesi di servizio i precari vanno assunti.

“Poi ci sono le graduatorie provinciali esaurite, senza più docenti precari. Perché – ha continuato – non dare le immissioni in ruolo alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto, reclutandoli tramite il doppio canale? Questo sistema non sconvolgerebbe nessuno”. Schizofrenica anche la valutazione della laurea quale titolo di accesso a concorso: valida per il 2012 scaduta per il 2015 e ripresa nel 2020. “Il titolo di studio – ha ricordato il sindacalista – nel 2012 e nel 2020 vale per fare il concorso, mentre nel 2015 non è stato ritenuto sufficiente, ma la stessa laurea può scadere come lo yogurt? Ora, è vero che le GaE sono state chiuse, ma nel 2008 e nel 2012 sono state riaperte, si può rifare anche quest’anno. Infatti, ci sono 75mila abilitati con i Pas, 30mila con i Tfa e più 7mila con Scienze della formazione primaria: chiedono solo di fare il lavoro per cui sono stati selezionati e formati. Invece, per diversi anni non si assumerà nessuno, perché le GaE sono quasi vuote”.

Su formazione iniziale e reclutamento, è stata richiesta la riduzione a un anno dell’intero percorso, previo adeguamento di tutto l’organico di fatto a quello di diritto (al di là dei 25mila posti richiesti). Capitolo Sostegno: è stata denunciata, anche per mancata copertura finanziaria, la ri-certificazione della disabilità di 260mila alunni secondo le nuove regole dell’OMS, che potrebbe compromettere il diritto allo studio del prossimo anno. Sull’organico di sostegno, è stata fatta una nuova richiesta di ricognizione che trasformi i posti in deroga in organico di diritto, qualora assegnati per più di un anno allo stesso alunno. Per l’organico, la delega prevede che si faccia riferimento alla normativa vigente, che va di fatto identificata nella Legge Carrozza, la L. 128/2013, la quale però fissa la soglia dei 90mila posti in organico di diritto. Solo che quest’anno abbiamo utilizzato 140mila docenti di sostegno, di cui oltre 40mila precari.

“La domanda allora è: perché dopo due anni, i posti in deroga non vengono trasformati in cattedre dell’organico di diritto? Poi – continua Pacifico – c’è da intervenire sulla licenza media da assegnare agli alunni disabili, che sembra con la delega sul sostegno venire meno; consigliamo di sostituire il titolo equipollente (che negherebbe il rilascio del diploma di licenza media agli stessi alunni disabili) con equivalente. La delega introduce anche l’obbligo di permanenza minima del docente per un decennio su posto di sostegno. Ma se il docente di sostegno appartiene alla classe, perché lo si costringe a non muoversi per 10 anni, mentre il Consiglio di Classe di cui fa parte nel frattempo è stato stravolto e tutti possono partecipare alla mobilità territoriale? Allora diciamolo: nessuno si sposta per 10 anni, altrimenti di quale continuità didattica stiamo parlando? O forse è solo un mito impraticabile?”.

Il sindacalista Anief-Cisl si è anche soffermato sul sistema 0-6 anni, e ha condiviso le proposte del “Comitato bolognese scuola e Costituzione”, in particolare sulla necessità di anticipare di un anno l’obbligo scolastico, di attribuire allo stato l’intero percorso dell’infanzia e di consentire l’assunzione di docenti in organico potenziato. Inoltre, è ovvio che i costi vanno a carico delle Stato e non delle Regioni, a cui è stato tagliato tantissimo. Sul diritto allo studio, Pacifico ha ricordato che la riforma Tremonti-Gelmini ha eliminato 4 ore di scuola settimanale. Si è poi ricordata la necessità di ripristinare il tempo pieno e il tempo prolungato, il tempo scuola in ogni ordine e grado (4 ore) e ripristinare le scuole dimensionate (4 mila) sede di dirigenza e di Dsga. Perché non le ripristiniamo, assieme al maestro prevalente e alle compresenze, visto il passo indietro che c’è stato sulla didattica? Sulla valutazione, è ovvio che un insegnante non può essere valutato con il sistema proposto.

Per quanto riguarda gli esami di Stato, si è ribadito come le prove Invalsi non debbano essere né obbligatorie per l’ammissione, né oggetto di valutazione del RAV, vista la centralità dell’alunno e del territorio nella programmazione educativa e didattica. Davvero incomprensibile rimane, poi, l’esclusione del dirigente scolastico degli istituti comprensivi dalla presidenza delle Commissioni negli Esami di Stato (Atto 384). Le belle parole sulla cultura umanistica non possono prescindere, invece, da approfondimenti disciplinari riguardanti il potenziamento dello studio del diritto, di storia e filosofia, del latino, della seconda lingua comunitaria e della cittadinanza europea. Sulle scuole all’estero, l’Atto n. 383, infine, al di là della ridicola previsione del numero degli insegnanti di sostegno deputati (10) è stata contestata l’eliminazione dei contratti a termine e l’obbligo della loro copertura da parte del personale di ruolo al di là dei vincoli contrattuali e del possesso della specifica abilitazione: “il 25% del personale è precario (mentre in Italia è il 13%), ma al posto del precario sono assunti docenti di ruolo senza abilitazione. Non è questa la soluzione”, ha sottolineato il sindacalista.

Nel corso della replica, Pacifico ha spiegato che “a seguito delle confluenze sulle classi di concorso del febbraio 2016, oggi può insegnare greco chi non ha mai fatto nemmeno un esame all’università di greco. Occorrono risposte, a iniziare dalla precarietà. Ricordiamo che per il personale docente ci sono 100mila posti liberi, la metà dei quali su sostegno. Per gli Ata 35mila, al netto dei pensionamenti. Sulle Ssis, tutti hanno lavorato per abolirle. Da 15 anni si ribatte sul sistema di reclutamento, ma non si comprende perché non si apra il doppio canale di assunzioni, facendo accedere al ruolo i vincitori di concorso inseriti nelle graduatorie di merito, andando oltre l’attuale limite del 10% di idonei. Sul precariato, l’unica soluzione è far incontrare domanda e offerta; invece lasciamo fuori gli abilitati e diamo largo spazio alle messe a disposizione. Altrimenti scattano le sanzioni, e il Governo – ha concluso il sindacalista- lo sa bene perché ha approvato un fondo proprio finalizzato al risarcimento dei danni”.