Tfa speciale e salvaguardia dei diritti dei docenti precari

Valeria – Sono un’insegnante di musica, inserita dal 2007 nella terza fascia delle Graduatorie d’Istituto. In questi giorni si fa un gran parlare del TFA speciale, soprattutto dopo l’approvazione di ieri alla Camera dei Deputati del decreto ministeriale 249 del 2010.

Si sono succeduti, così, diversi articoli su carta stampata e siti internet, di colleghi ammessi al TFA ordinario che manifestano la loro indignazione, definendoci “incapaci”, “raccomandati”, “marci”, solo perchè abbiamo lottato per un nostro diritto. Io non voglio denigrare i colleghi, trovando rispettabile il loro diritto ad esprimere un’opinione in merito. Però vorrei informarVi anche delle buone ragioni che crediamo di avere dalla nostra parte noi insegnanti precari, che da anni facciamo sacrifici, in attesa che venga riconosciuto quanto ci spetta.

Vorrei invitarVi ad aprire un’inchiesta giornalistica sul mondo della scuola in Italia, argomento di cui si parla spesso solo per meri fini elettorali. Vorrei invitarVi a far venire a galla il marcio che si nasconde dietro l’abusato termine “meritocrazia”, vorrei insomma che facesse conoscere più da vicino quello che subisce la scuola e quello che subiamo anche noi in quanto lavoratori. Vorrei che mostraste all’Italia come vive un insegnante di terza fascia, la cui unica sfortuna è stata non riuscire ad acquisire un titolo, che in altri paesi viene garantito senza troppi cavilli. Vorrei che tutti conoscessero il meccanismo di compravendita di titoli “inutili”, che servono a riempire le tasche dei soliti, e che trovano l’appoggio del politico di turno. Vorrei che tutti sapessero il mare di ricorsi in cui siamo costretti a navigare, data l’incapacità politica di indire bandi rispettosi delle varie normative.

Parlo a nome di tantissime persone che ancora oggi non hanno avuto riconosciuto il titolo di “abilitato all’insegnamento”, che nel resto dell’Europa si consegue dopo 3 anni di servizio, attribuendo un valore fondamentale all’esperienza acquisita sul campo. Parlo a nome di tutti quei lavoratori precari, che giorno dopo giorno garantiscono il buon funzionamento delle scuole italiane, sopperendo a tutti i buchi e falle con la loro dedizione e senso del sacrificio. Parlo a nome di tanti precari, che in mancanza di un lavoro nella propria città, sono stati costretti a lasciare la famiglia; a nome di quelli impegnati nelle scuole paritarie, dove spesso si lavora gratuitamente con la motivazione del punteggio riconosciuto pari ad una statatale; a nome di quelle madri che disperate si apprestano a prendere il primo aereo disponibile dopo aver ricevuto la chiamata di una scuola, lasciando quanto di più caro hanno: i propri figli. Parlo a nome di gente che ha anche più di 40 anni e, con famiglia a carico, lavora e continua a studiare per un concorso che probabilmente non vincerà.

Insomma, noi non stiamo chiedendo che ci venga regalato il posto fisso, non stiamo chiedendo un “condono”, così come pensano alcuni. Noi stiamo chiedendo, in virtù della nostra esperienza e dei nostri sacrifici, che ci venga riconosciuto un titolo (riconosciuto nel resto d’Europa dopo 3 anni di servizio, con la differenza aggiuntiva che vieni assunto a tempo indeterminato), indispensabile per poter partecipare a qualsiasi concorso nel settore.

Prima di parlare in questo modo della categoria dei docenti non abilitati, bisognerebbe studiare in modo più approfondito le problematiche inerenti agli stessi. Io non abilitata e docente con più di 1300 giorni di servizio, tre esami di Stato, sia alle medie che alle superiori, non mi permetto e non mi permetterei mai di parlare male dei miei colleghi di ruolo o dei Tfini ordinari, è una questione di rispetto per la persona e per la figura di “docente”.

Eppure di motivi ce ne sarebbero…si parla di noi come professori senza alcun merito, come se quasi ci avessero regalato la laurea, e poi si incontrano docenti di ruolo che non fanno nulla. Non è questa la vera questione…il merito e le capacità si dimostrano sul campo. Io non ho paura del concorso, della “concorrenza” tra abilitati, ma auspicherei per il bene dell’Istruzione più controlli seri nelle scuole da parte degli ispettori e chi di dovere.

Vorrei che venissero a controllare come lavoro, quali sono le abilità, le conoscenze, gli strumenti che metto in atto, e che mi aiutassero a migliorare. Quello sarebbe un lavoro davvero utile per noi DOCENTI, non queste sterili polemiche e campanilismi inutili.

Sottolineo che non è nostra intenzione non sottoporci ad alcun esame che intenda misurare le nostre conoscenze e competenze. Infatti, una volta abilitati potremo finalmente partecipare ai concorsi pubblici indetti dal Miur.

Tra l’altro anche il sospirato Tfa speciale prevede un esame finale, atto ad accertare le competenze acquisite e le conoscenze disciplinari.

Quindi non comprendiamo le ragioni di tanto allarme da parte degli ordinaristi.

Spero che questa nostra causa arrivi anche a Voi e che gentilmente possiate darci, un po’ di visibilità. Ci premeva farVi conoscere anche la nostra versione, dato che “gli altri” si sono subito mossi contro di noi, e oserei dire contro la Scuola stessa, dalle pagine de “Il corriere della sera”.

Vi ringrazio.

Un docente con 1300 giorni di servizio